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Bruno Sapiente

1946

Bruno Sapiente nasce a Pavia. Il papà è esperto di bricolage e non disdegna la pittura. Suo nonno è un artigiano, costruttore di botti in rovere.

1963

Bruno Sapiente si trasferisce a Milano per frequentare il Liceo Artistico.

1969

Bruno Sapiente si iscrive all’Accademia d’Arte di Brera. Non frequenta assiduamente le lezioni per conciliare studio e lavoro. La sua formazione è principalmente da autodidatta. Dopo aver appreso le basi convenzionali accresce autonomamente la sua formazione artistica alimentandosi di letture, lavori svolti presso la bottega di maestri esperti, mosso da una inesauribile curiosità e voglia di esprimere le proprie emozioni prestando attenzione ai mutamenti sociali e reinterpretando gli echi dei moti artistici del suo tempo. La produzione degli esordi è generosa ed originale, in continua evoluzione. La sua ricerca personale è condotta in modo isolato, lontano da mode e clamori. Osserva, studia, indaga il nuovo ed il vecchio ideando progressivamente un personale modo di fare ed intendere l’”Arte”. Lo sguardo verso il proprio “Presente artistico” è condotto con arguzia, senza rimanere imprigionato in un stile predefinito. Non dimostra nelle sue prove d’esordio una qualche forma di rapporto con le espressioni artistiche consuete del territorio pavese, inevitabilmente sospese, negli anni ’60, tra sopravvivenze naturalistiche e spinte in direzioni sempre più innovative.

1975

Prime sperimentazione serie e rigorose. Bruno Sapiente tenta di rispondere, con la propria ricerca, all’esigenza di uscire dalla cappa eccessivamente tradizionalista e guardare oltre il proprio naso. Si avvia verso la poesia visiva e sonora mantenendo i supporti classici (carta, tela, pezzi di mobili), utilizzando il segno, il colore, con una nuova consapevolezza. Elabora un modo personale di reagire ad una situazione culturale generale, densa di tumulti che crea a tratti incertezza e disorientamento. Inizia una breve pausa espositiva interrotta solo da piccoli eventi espositivi.

1977

Bruno Sapiente si trasferisce da Pavia a Piacenza. Si avvia la fase più propriamente sperimentale dell’artista che si protrae fino al 1981.

1978

Bruno Sapiente torna ad esporre dopo una piccola pausa espositiva e di riflessione. Ha elaborato un suo “Autonomo linguaggio”. La propensione verso l’informale lascia il posto ad una scelta definitiva verso la geometria ed il rigore. Composizioni ad olio o tecnica mista con forme nitide, profili di volti ed incastri geometrici definiti da campiture cromatiche pure, che non rinunciano al piacere del gioco e dell’inganno ottico, in una prospettiva vagamente ludica o decorativa. L’opera diviene frutto di uno studio e di un preciso progetto e necessita del rigore costruttivo e non della spontanea sottomissione all’inconscio, come dimostrano le “Sculto-Pitture”.

1979 – 1981

Fase più propriamente sperimentale del linguaggio di Bruno Sapiente. Realizza una serie di “Sculto-Pitture” (definite da Sapiente “oggetti inutili”). Oggetti raccolti e non “Object trouvé”, presi da qualsiasi parte su cui è stato fatto colare del gesso bianco o nero trasferiti a una dimensione lontana del reale, metafisica. Gli “oggetti inutili” sono immobilizzati da un rivestimento (colata di gesso, pigmento e caolino) acromatico che li rivela e contemporaneamente li nasconde, consegnati ad una dimensione metafisica. Elabora un modo nuovo di intendere la “Poetica dell’oggetto”, basata sull’essenzialità, sul contrasto tra bianco e nero, costituita da una tecnica antica e complessa che non interviene direttamente sull’oggetto in sé, colorandolo o incidendolo, ma risultato di un lento processo di lavorazione che lo avvolge, donandogli una funzione di immortalità. Una fase di transito questa, particolarmente significativa perché costituisce il passpartout per la produzione più consolidata e conosciuta di Sapiente incentrata sulle poetiche neo-classiciste che hanno come emblema il panneggio, vero e proprio segno di riconoscibilità.

PRIMA META’ ANNI ‘80

Torna a farsi sentire il richiamo della grafica e del colore che riporta l’artista su una nuova fase di sperimentazione, di studio, e ad una inesauribile voglia di esplorare nuove poetiche di linguaggio espressivo, pur salvaguardando scelte compositive nitide, connotate dall’eleganza e dall’essenzialità. Si fa strada una poetica del frammento in dialogo con alcune forme della ricerca artistica italiana. I lavori presentano immagini preesistenti (vecchie stampe, fotografie, sezioni di collage di una carta quale involucro delle sigarette, carta d’arancia o altro) su cui l’artista interviene direttamente con il colore, il segno e la scrittura. Sapiente dimostra la sua capacità di aggiornarsi e di dialogare con la cultura internazionale d’avanguardia, mantenendo una propria autonomia stilistica, controllando per esempio l’uso del colore senza esser influenzato dalla tecnica del dripping.

FINE ANNI ‘80

Sapiente vive le esperienze di alcune performance che esprimono il suo modo di intendere il fare artistico, non solo come lavoro soggettivo ma come evento creativo collettivo. Una produzione fatta di varie esperienze che a volte si sono alternate velocemente ma che hanno lasciato un segno, elementi stabili che hanno permesso una crescita, uno stimolo e contemporaneamente hanno preannunciato la successiva fase creativa dell’artista.

ANNI ‘90

Nuovi lavori all’insegna della sperimentazione e nuove pause di riflessione. Inizia una nuova fase costituita da momenti di preparazione, processi elaborati e lunghi che mettono alla prova l’abilità manuale dell’artista. La superficie del dipinto diviene così lo spazio dove coesistono elementi diversi che tra sfumature, linee, velature e sovrapposizioni, si incontrano, si scontrano creando un tutto armonioso, dove la perenne divisione tra pittura e scultura non sussiste. Una volta che il Panneggio è realizzato, l’artista cancella con del colore, non in modo violento, ma lasciando intravedere il supporto elaborato, dando vita a un suggestivo gioco di trasparenze. Frammenti scoperti che inizia a velare con le stratificazioni di carta in modo da creare un certo spessore materico, sovrapposizioni che danno vita a sinuose forme su cui inserisce linee rigorose. Le geometrie sono il rigore per eccellenza, il Panneggio la sinuosità. Sapiente intraprende un nuovo percorso, testimoniato da lavori in cui coesistono da una parte un’esigenza di controllo lucido, razionale, frutto di una mai dismessa rielaborazione intellettuale; dall’altra il bisogno di una libertà insofferente dei limiti e aperta alla fantasia. La lettura delle opere va quindi fatta non per quel che si vede, ma per quello che si potrebbe vedere. Dietro le pieghe, le velature di carta vivono figure suggestive, (come può essere un vecchio tronco, gli spasmi dell’eros o accenni di profili) che non sono determinanti, ma fonte di innumerevoli varianti, lasciate volutamente alla capacità interpretativa dell’osservatore, chiamato ad uno stimolante lavoro di lettura e codifica.

1993

Sapiente opera nell’ambito di un codice di astrazione concettuale alla ricerca non tanto di una fisionomia della forma quanto di un senso della forma stessa emergente da un profondo e appassionato lavorio sulla fisicità della materia-colore e della superficie portante del dipinto che, in questi ultimi tempi, prende vita su preziosi e rari fogli di carta trattati con speciali e raffinate velature. Questo procedere in pura area informale mantiene, comunque, una memoria della forma che può far balenare e sollecitare intuizioni e visioni di connotazioni figurative quali un drappeggio, parti del corpo umano, un paesaggio, un passaggio di nuvole nel cielo, un gorgo di vento. Sapiente dà al suo dipinto la piena disponibilità alla libertà interpretativa di chi lo guarda e lo sa intendere e vivere con diverse e anche contrastanti emozioni. In queste “opere su carta” Sapiente ha rarefatto ancor più la sostanza cromatica premiando una applicazione del colore in senso “chiarista” e cioè procedendo preferibilmente con terre e ocre chiare e morbide, con polveri, pigmenti e oli leggerissimi e tenui, con quei tonalismi soffusi e delicati sui rosa, azzurri, avariati e oro zecchino che denunciano un momento creativo decisamente lirico. Le composizioni rivelano una sintesi unitaria tra emozione poetica, equilibrio materico, misura dello spazio-pittorico, movimento (contrasto-armonia) del colore, estro di impaginazione.

Dal testo di Concarotti per la mostra all’Italian Community Center.

1998

A cosa è approdato infatti Sapiente se non a un’arte fondata su una sovrapposizione degli elementi tale da creare una prospettiva dinamica, continuamente variata, mobilissima? Sul fondo, che a volte è di colore uniforme, si impostano sottili strati di carte abilmente mosse dall’artista per dare l’idea di una loro inarrestabile vitalità, manifestata dalle increspature, dai contorcimenti che risaltano tanto più in rapporto ai momenti di pausa, alle zone di riposata distensione. Anzi, questa pittura è fondata su una totale semplificazione, su un’essenzialità che si è liberata da qualsiasi scoria illustrativa, per cui rimangono solo i rapporti tra i colori e le linee, tra le varie parti e l’insieme; sono questi rapporti che ci vengono incontro e pretendono, da noi che osserviamo, che guardiamo, di essere spiegati, di essere capiti. La tendenza più recente, nel lavoro di questo artista, è però quella di liberarsi sempre di più da qualunque tipo di condizionamento (e così sono sparite quelle linee-barriera che, all’inizio degli anni Novanta, attribuivano alle opere una struttura più razionale, ma anche più rigida) per muoversi liberamente, affrontando, insieme ai problemi legati al colore, alla materia, alla forma, le tematiche più essenziali, quelle del rapporto uomo-natura, dei contrasti che accompagnano la nostra vita, dei nostri inevitabili dolori. Non sono temi nuovi, per Sapiente, anzi hanno accompagnato tutta la sua produzione, ma mai avevano trovato espressioni altrettanto convincenti, pronte a conquistare nuovi territori (si pensi ai recenti monocromi), ad espandersi liberamente, col gusto e l’incanto dell’avventura, nelle opere di grande formato.

Dal testo di Fugazza per la mostra al Castello Anguissola.

ANNI 2000

Negli ultimi anni le sue opere hanno subito un processo di purificazione e variazione di linguaggio, ma senza mutare la sostanza poetica ed estetica. Nelle opere esposte alla personale presso il Collegio universitario Cairoli di Pavia nel 2003, tocca al Panneggio arretrare, a tutto vantaggio della geometria delle forme. Ai mezzi tradizionali Sapiente aggiunge la fotografia, chiamata a rendere ancora più verosimili gli inserti in cui si vede un Panneggio, elemento figurativo ormai costante. Ora il lavoro dell’artista si indirizza su un equilibrio di essenzialità.

ANNI 2002-2003

Produzione presentata alla mostra personale al Collegio Cairoli di Pavia, 2003. Maturità acquisita che permette infinite variazioni preziose e raffinate e al tempo stesso d’inesauribile ricchezza segnica. Autonomia rispetto alla realtà esterna. Tela e tavole non sono un mero supporto da ricoprire ma rivendicano il loro diritto di parità rispetto agli altri elementi come il colore o le membrane cartacee che Sapiente stende sulla superficie o il tracciato disegnato, o le fotografie applicate della produzione più recente. Sono mezzi di cui Sapiente si serve per realizzare una riduzione del suo immaginario e del suo vissuto entro i termini rigorosi, geometrico-matematici, sotto l’insegna del bilanciamento, del contrappunto prezioso. Dietro l’intelaiatura dell’opera si agita un mondo tempestoso, percorso da pensieri e sbigottimenti e da paure e da ossessioni che urgendo dal fondo si manifesta di continuo: nel colore nero che sempre compare, e ora lotta con il rosso o con il blu e l’azzurro o con l’ocra; nei viluppi del panneggio, reso una volta agendo sulle sottili carte sovrapposte, più di recente attraverso la verosimiglianza consentita dalla fotografia; nella ruvidezza della tela grezza, che Sapiente considera elemento dell’opera alla pari di altri.